La famiglia nel benessere dell'individuo

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Nel 2011, a Washington, un bimbo di 8 anni e di quasi 100 chili fu tolto alla famiglia da parte dei servizi sociali; nel 2013 nella piccola cittadina di Lauris, in Francia, la stessa sorte toccò a una madre vegana, che perse suo figlio poiché accusata di malnutrizione.

“La famiglia si può immaginare come una ragnatela, un fiore, una tomba, una prigione, un castello” (cit. David Laing).

Come psicologa di approccio sistemico-relazionale, non posso non condividere l’aforisma di David Laing: la famiglia ha un’impronta di fondamentale importanza su ciò che siamo.
Il nostro benessere fisico e psicologico dipende da molti fattori: sociali, culturali, lavorativi, genetici, ma, per lo più, familiari.

La famiglia è la base sicura che racconta molto bene, nella sua Teoria dell’attaccamento, lo psicologo e psicanalista britannico John Bowlby. Per base sicura egli intende il punto di partenza da cui iniziare la propria indipendenza e autonomia, da cui allontanarsi per esplorare il mondo, con la consapevolezza di potervi fare ritorno in qualsiasi momento, sentendosi accolti e supportati.

La famiglia dovrebbe assolvere l’incarico di crescere, supportare e formare in modo sano ed equilibrato un individuo per prepararlo a perseguire le proprie attitudini, a costruirsi una vita dignitosa e fare in modo che possa rialzarsi dalle delusioni o dagli eventi spiacevoli che fanno parte di ogni percorso; dovrebbe essere anche esempio da seguire e modello a cui rifarsi.

Ho usato il condizionale perché, come scrive Laing, la famiglia può essere il nostro castello, ma anche la nostra prigione. Non sempre, infatti, rappresenta un supporto sano ed equilibrato; soprattutto nella società attuale, dove i genitori trascorrono gran parte della giornata fuori le mura domestiche e i figli vengono lasciati soli in balia dei social network.

Il malessere sociale, la crisi economica e la frustrazione personale, concorrono alla costruzione di famiglie fallimentari che perdono di vista quello che dovrebbe essere il loro mandato.
Sono tanti gli esempi di come la famiglia, intesa come prima forma di socialità e interazione, possa incidere tanto in positivo quanto in negativo sullo sviluppo psicofisico di ogni individuo.

Non c’è una scuola né un addestramento per diventare genitori, questo è vero. Basterebbe, però, capire quali sono i nostri limiti e farci supportare; cercare di fermarci ogni tanto nella corsa del tempo e della vita e ricominciare da noi stessi. Perché ogni individuo che sa stare bene sarà anche un genitore più sereno.

 

Alessia Pavoni


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